Roma Tutto è cambiato in una manciata d’anni. I dieci anni che hanno sconvolto la nostra vita, mentre ancora cerchiamo lumi per imparare a muoverci in una situazione completamente nuova. Vale per le imprese ma anche per i risparmiatori. E vale anche per il risparmio a lungo termine che confluisce nei fondi pensione. I professionisti del settore cercano nuove strade, che permettano a questo risparmio così cruciale per la protezione della terza età di non farsi bruciare da eventi imprevisti o imprevedibili. «L’ultima crisi – dice Franck Nicolas, responsabile Global Asset Allocation e ALM di Natixis Asset Management – ha segnato un decennio di malfunzionamento del mercato e cambiato le carte in tavola. Ha quindi costretto noi operatori a studiare nuovi approcci, meno rigidi di un tempo, dove tutto sembrava semplice perché basato su assiomi a lungo dimostratisi veri. Viviamo in una situazione fluida e, di conseguenza, il nostro approccio ai mercati è divenuto più flessibile». La nuova road map del risparmio a lungo termine è dunque la flessibilità, non soltanto nella scelta delle asset class, ma dell’approccio stesso. Bisogna essere pronti a cambiare strada, se questa si dimostra sbagliata. «Occorre – dice Nicolas – prima di tutto definire il rischio di un portafoglio in termini di massima perdita sopportabile e, se esso si dimostra inefficiente su questo parametro, modificarne l’assetto. Non è mai troppo tardi per cambiare.
La grande novità, quindi, è che il portafoglio di un fondo pensione non può essere statico, deve adattarsi continuamente alle eventuali criticità». Per gli asset manager dei fondi pensione è un vivere, come diceva il filosofo Friederich Nietzsche, “sulle ali leggere della possibilità”. Secondo Nicolas i fondi pensione rischiano oggi di dover intraprendere una delle seguenti strade: iniettare più capitali per compensare i ritorni più bassi, accettare una diminuzione del benefit finale o prolungare il periodo di contribuzione. Per evitare di penalizzare eccessivamente gli aderenti, è quindi necessario ripensare l’allocazione del portafoglio che deve essere costruito non solo guardando al rendimento, ma soprattutto alla “protezione” dello stesso. «Occorre – dice Nicolas – tenere sempre monitorata la volatilità, coprirsi sui rischi maggiori assunti nel portafoglio e guardare con più attenzione alla maturità della componente obbligazionaria». (a.bon.)